Cosa cambia con il Décret plages
- Francesca Sasso
- 12 gen 2024
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 15 gen 2024

Il décret plage, varato il 26 maggio 2006, sotto la presidenza Chirac, anticipa in qualche modo i principi della direttiva Bolkestein per la tutela della libera concorrenza e, in questo caso, per preservare il patrimonio naturale. Il décret plage, infatti, aggiunge alcune regole per i proprietari delle concessioni per la tutela del demanio marittimo. Sono proprio queste aggiunte che hanno fatto tribolare l'opinione pubblica in Francia
Una delle principali innovazioni introdotte nel Décret del 2006, è la definizione di un limite massimo per l'occupazione del litorale attraverso le concessioni. In coerenza con il principio dell'accesso libero e gratuito alle spiagge, l'articolo 2 del Décret stabilisce che almeno l'80% dell'area demaniale deve rimanere libera da qualsiasi tipo di installazione e, nel caso di una spiaggia artificiale, tale limite non può essere inferiore al 50%. In un'ottica di forte tutela ambientale, sono ammesse esclusivamente strutture amovibili o trasportabili che consentano, al termine del periodo concessorio, di ripristinare la spiaggia al suo stato originario. Le spiagge devono rimanere prive di qualsiasi struttura per un periodo che può estendersi fino a sei mesi. Tutte le spese di creazione e smantellamento dello stabilimento sono a carico dei proprietari delle concessioni.
In più, le concessioni hanno una durata massima di 12 anni, periodo anche più breve rispetto a quello stabilito da altri stati europei. Ogni occupazione o utilizzo del demanio pubblico implica il pagamento di un canone, la cui quantità è determinata, a seconda dei casi, dallo Stato centrale o dai Dipartimenti. Questo canone deve considerare i benefici di qualsiasi tipo che il concessionario ottiene dall'utilizzo del demanio pubblico.
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